LA STORIA DI MONFOL
Nel lontano 1714 un contadino di nome Bartolomeo, che viveva in una frazione alle porte di Oulx, nei primissimi giorni di maggio, ebbe una visione nella quale un angelo del Signore gli imponeva di ritirarsi in preghiera a vivere come eremita in totale silenzio e contemplazione.
Il sant’uomo, fervente religioso, lo stesso giorno, salutata la moglie, coperto da una pelle di pecora e con “Babette”, una capretta nana al seguito, salì fin quassù e si costruì un rifugio di pietra e legno dove abitare. Trascorreva la maggior parte del tempo a pregare il Signore, cibandosi esclusivamente del latte della sua capra, di bacche, funghi e poche altre cose.
Verso la fine dell’estate era denutrito, sporco e malinconico, ma, ostinato, continuava a pregare ed a fare il suo sacrificio.
Il “Mon Fol” della leggenda con la sua capretta
La moglie, non vedendolo mai ritornare a casa, due volte alla settimana prese l’abitudine di arrampicarsi per il sentiero che portava al suo eremita con una riserva di scorte di cibo. Alle persone che la vedevano imboccare il viottolo chiedendole dove fosse diretta, lei rispondeva: <<vo da mon fol>> che nel dialetto locale significa <<vado dal mio matto>>.
Così, fin dal lontano 1714, questo piccolo villaggio prese il nome di “Monfol” ed i vecchi che tramandano la leggenda ai nipoti raccontano che l'”eremita pazzo” visse per molti anni sempre coperto da sola pelle di pecora e con la sua capretta al seguito e ricordano anche che passando di qua ti capitava di sentire le sue odi al Creatore: dopo, vivevi per un lungo periodo molto più sereno ed in pace con te stesso.
Più tardi il rifugio di legno e sassi dell’eremita fu ampliato ed ecco l’attuale baita, e qualche metro più a valle, dove l’uomo inginocchiato pregava, venne eretta una piccola chiesetta dedicata a San Bartolomeo.
Ancora oggi se ti fermi qui in silenzio e rispetto per ciò che ti circonda puoi udire il vecchio “Monfol” intonare le sue odi al Signore.
Dentro di te, in silenzio, accompagnale per qualche istante.